mercoledì 15 settembre 2010

LA FESTA PATRONALE A CAPENA - PROFILI STORICI

Il 30 novembre 1706 si riunisce il Consiglio generale della Comunità di Leprignano: nell’ordine del giorno proposto all’adunanza si dice che “è stato dato memoriale per parte di questo Popolo all’Illustrissimo e Reverendissimo Padre Abbate Padrone di poter fare la festa di San Luca di Precetto, e prendere il medesimo Santo per protettore di questo luogo. Al che si è compiaciuto benignamente rescrivere che se ne facci il publico Consiglio. Onde lor Signori risolvino se s’ha da fare detta festa di Precetto come sopra”; Domenico Francesco Aleo, prendendo la parola, propone di fare di precetto la festa di San Luca e “che la Communità debbia spendere ogni anno del proprio scudi dieci moneta per beneficio della Cappella”. La proposta viene approvata con cinquantasette voti favorevoli e cinque contrari , ma la spesa e l’aggravio di bilancio, che essa comporta, devono essere approvati dalla Sacra Congregazione del Buon Governo (S. C.), sorta di ministero dello Stato Pontificio con funzioni di controllo sulle Comunità e principalmente sui loro bilanci. La supplica inviata alla S. C. per l’approvazione della risoluzione consiliare deve vedersela con l’occhiuto esame del “ratiocinator”, chiamato a dare un quadro degli adempimenti e degl’inadempimenti della Comunità leprignanese in fatto d’invio dei bilanci alla Congregazione stessa, perché questa possa controllarli: risulta che “la Communità” deve ancora mandare la tabella del 1706, con la nota delle spese straordinarie dal primo aprile 1705 a tutto marzo 1706, e che restano sospese le tabelle (=i bilanci) dal 1702 a tutto il 1705 “a causa, che mancano le note delle spese straordinarie dal primo aprile 1701 a tutto marzo 1702 e dal primo aprile 1702 a tutto marzo 1703″, né nelle suddette tabelle si dà conto dell’impiego che è stato fatto del sopravanzo di bilancio del 1701; la Comunità, dunque, trasmetta prima la tabella del 1706, le note mancanti delle spese straordinarie nonché “le sindicationi fatte principiando da quella del 1701 a tutto il dett’anno 1706″, e poi si vedrà se è possibile approvare questa nuova voce di spesa “per magiormente promovere la devotione verso detto Santo”: “transmittant tabellas et notulas expensarum iuxta folium ratiocinatoris”, è la secca risposta della S. C. . I problemi di controllo del bilancio della Comunità fanno arenare per qualche anno la proposta, finché il Consiglio generale è chiamato, il 19 ottobre 1710, a pronunciarsi nuovamente su di essa: il popolo di Leprignano – è detto nell’ordine del giorno – desidera eleggere “per Padrone, e Protettore principale di questa Terra di Leprignano il gloriosissimo evangelista San Luca, per non haver la medema altro Protettore principale tanto maggiore, che dall’antecessori la di lui festa si osservava, e teneva quasi per votiva, havendo nel di lui giorno ricevute gratie speciali”; perciò “questo Popolo mosso dalla grande divotione verso il detto Santo diede memoriale al Reverendissimo Ordinario acciò si degnasse ordinare che di ciò se ne facesse conseglio come in effetti l’ha ordinato secondo appare nel presente memoriale e retificare (sic) il primo Conseglio con dare dalla sudetta nostra Communità li scuti dieci l’anno “; il Consiglio, questa volta all’unanimità con 63 voti favorevoli, approva. La devozione verso San Luca evangelista, dunque, era già agli inizi del ’700 radicata da lungo tempo in Leprignano: già nei libri degli atti civili dei vicari del XVI secolo troviamo talora citati i “camerari della festività di San Luca”, per lo più attori in giudizio innanzi al vicario (=governatore) locale allo scopo di ottenere il versamento dei contributi dovuti dai membri della compagnia o confraternita che curava il culto del Santo, e di recuperare così il denaro speso per la festa. All’inizio del ’700 sopravviene, come si è visto, una sanzione ufficiale alla devozione popolare: la Comunità elegge il Santo a proprio protettore principale e la festa del terzo evangelista viene resa di precetto, ponendosi inoltre a carico del bilancio comunale un contributo annuo di dieci scudi. I versamenti di tale contributo sono attestati dai libri degli ordini di pagamento dell’archivio storico comunale , dai quali traiamo l’elenco di coloro che, anno dopo anno, in qualità di “camerlenghi della Venerabile Compagnia di San Luca”, percepivano i dieci scudi di contributo comunale (la data è quella della “spedizione” dell’ordine di pagamento; la lacuna cronologica tra 1760 e 1773 è dovuta all’incompletezza della serie dei libri degli ordini di pagamento nell’archivio storico comunale): 8-9-1739: Domenico Alei e Nicola Martini 28-10-1740: a Lucantonio Moretti sono versati cinque scudi “per haver venduto un palio alla V. Compagnia di San Luca nel giorno della festa per fare la corsa del saracino…in conto de scudi dieci che deve ogni anno la nostra Communità alla sudetta Compagnia” 5-10-1741: Domenico Controversi e don Andrea Bizzarri 16-10-1742: Lucantonio Moretti e don Angelo Barbetti 16-10-1743: Matteo Pagliuca e Giovanni Coleiazza 23-10-1744: Domenico Azzimati e Tomasso Grassi 16-10-1745: Giacomo Picconio e Paolo Alei 9-10-1746: Paradiso Sinibaldi e Fabbio Moriconi 15-10-1747: Gennaro Alei 4-10-1748: Nicola Sacripante e Paolo Sozii 7-10-1749: Tomasso Antonio Barbetti e Tomasso Grassi 6-10-1750: Pietro Graziosi e Felice Tacconi 12-9-1751: non specificati 3-10-1752: Domenico Azzimati e Tomasso Grassi 9-9-1753: “scudi dieci alli cammerlenghi di San Luca per la solita cera” 13-10-1757: don Benedetto Gaggini e don Mariano Moretti 15-10-1758: Bonifacio Ricciardini e Carlantonio Aloisi 12-10-1759: Domenico Alei e Sebastiano Foscarini ………………………………………………………… 4-9-1774: don Benedetto Gaggini arciprete e don Mariano Moretti 3-9-1775: don Benedetto Gaggini arciprete 23-8-1776: Ascenzio Pagliuca e compagno settembre 1779: don Benedetto Gaggini ottobre 1786: Luigi Sinibaldi e compagno ottobre 1787: Nicola Bizzarri e compagno 11-10-1788: Giuseppe Rossi 23-8-1789: Antonio Coleazza 15-10-1790: Giuseppe Silvi Susseguentemente alla sanzione ufficiale del culto di San Luca agli inizi del ’700, con elezione dell’evangelista a protettore di Leprignano, venne anche la dedicazione di un altare a San Luca all’interno della chiesa di San Sebastiano: troviamo descritta tale chiesa in una relazione della visita che nel 1660 fu fatta “Episcopatuum Ostiensis, ac Velliternensis Portuensis, et Albanensis, necnon Castrorum Nazzani Civitellae, et Liprignani nullius Dioecesis…per Reverendissimum…Marcum Antonium Thomatum olim Episcopum Bitectensem Delegatum Apostolicum “. La chiesa di San Sebastiano, poi detta di San Luca in onore del santo protettore cui venne dedicato un altare all’interno della chiesa stessa, sorgeva lungo l’odierna via Sasn Luca, e precisamente, per esprimerci nei termini toponimastici di una volta, in cima alla “salita della Conca”, che includeva l’odierna via IV Novembre e la parte di via San Luca in più ripida pendenza, a conclusione della quale, sulla sinistra per chi proceda verso l’odierna piazza San Luca, si trovava la chiesa di cui si tratta. Secondo la relazione della visita, essa era stata eretta “ex voto temporibus antiqui contagii ab incolis funditus”: il “contagio” cui si fa qui riferimento è, con ogni probabilità, la peste da cui fu colpita Leprignano nel 1456, allorché la popolazione non colpita dal male fuggì dal centro abitato e si rifugiò nella campagna dei paesi circostanti. Non potendo entrare nei centri abitati rimasti immuni dal contagio, i Leprignanesi sani, per poter udir messa, ristrutturarono un chiesetta campestre sotto il titolo di San Giovanni e rivolsero una supplica al pontefice Callisto III perché vi si potessero celebrare le sacre funzioni, impiegando all’uopo un altare portatile: la supplica fu approvata il 19 settembre 1456 . Il visitatore del 1660 descrive la chiesa come “magnae latitudinis, et altitudinis moderatae”; essa è custodita “a fratribus societatis laicalis in ea erectae, qui onera missarum ibidem imposita executioni mandare curant, habentque nonnulla ornamenta Altarium, et sacerdotalia pariter ad missae celebrationem”. L’altare maggiore è dedicato a San Sebastiano e “fornice parvulo colorato contentum est cum statua eiusdem Sancti, martirium quoque Sancti Joannis Baptistae, et Divae Caterinae Virginis a sinistris aparet”. Vi sono inoltre due “altaria parvula”, “a cornu epistolae Sanctissimi Crucifixi cum eius imagine in pariete picta, nec non Beatae Virginis atque Sanctorum Joannis Evangelistae Rochi, et Sebastiani. A cornu vero evangelij S. Blasij cum imagine pariter eiusdem in muro depicta una cum Sanctis Virginibus Caterina, Ursula, et Agata”. Inoltre: “Sepulcra item adsunt nonnulla pro incolis, et advenis, sicuti et turris cum sua campanula”. Come si può notare, non vi è alcuna menzione di un altare dedicato a San Luca. In un dattiloscritto composto verso la metà dell’800 e conservato presso l’archivio del monastero di San Paolo, “Delle chiese esistenti nella terra e territorio di Leprignano Abbazia di San Paolo fuori le Mura di Roma”, la chiesa di San Sebastiano è descritta come avente tre navate e tre altari, dei quali il maggiore è dedicato a San Sebastiano e a San Luca, protettore speciale di Leprignano, mentre un altro è dedicato a san Biagio e un terzo al Santissimo Crocifisso; i primi due altari sono mantenuti dalla Cappellania di San Sebastiano, mentre il terzo appartiene ai fratelli Giovanni e Giuseppe Alei. Nel consiglio comunale svoltosi domenica 12 settembre 1869, Francesco Marotti afferma che “si sa per certo che i Reverendissimi Monaci abbiano fatto eseguire dall’architetto signor commendatore conte Vespignani gli studj sulla chiesa di San Luca, per ridurla a parocchia “. Ben diversa si rivelò in realtà, la sorte che attendeva la chiesa il cui altare maggiore era dedicato al Santo protettore, destinata alla scomparsa. La festa di San Luca è rimasta, ma è venuta meno la tradizione di celebrare le cresime nel giorno in cui essa cade.

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